Cybersecurity e Direttiva NIS2: il valore strategico di un Security Operations Center
Cybersecurity e Direttiva NIS2: il valore strategico di un Security Operations Center

Cybersecurity e Direttiva NIS2: il valore strategico di un Security Operations Center

Autore: Matteo Graci in collaborazione con Paolo Heuer

Con l’entrata in vigore della Direttiva NIS2, l’Unione Europea ha posto un accento ancora più marcato sull’importanza di garantire continuità operativa, sicurezza dei sistemi informativi e tempestività nella gestione degli incidenti cyber. Le organizzazioni — anche quelle di media dimensione — sono oggi chiamate a dimostrare una capacità concreta di rilevamento e risposta agli attacchi informatici.

In questo scenario normativo e operativo in rapida evoluzione, molte realtà si trovano davanti a una scelta strategica: implementare una forma di monitoraggio e risposta che sia sostenibile, efficace e adatta al proprio contesto. È proprio qui che si inserisce il concetto di SOC reattivo, offerto come servizio esterno a tutte quelle aziende che non dispongono internamente delle risorse, delle competenze o del tempo necessari per costruirne uno da zero.

SOC as a Service: una scelta razionale, non una soluzione ridotta

Un SOC (Security Operations Center) reattivo è un servizio che si concentra sulla rilevazione degli eventi di sicurezza e sulla risposta tempestiva agli incidenti, operando comunque in modalità continuativa 24/7. La reattività non riguarda l'orario di attività, bensì il modello operativo: il team interviene al manifestarsi di eventi concreti, sulla base di informazioni contestuali e mirate.

Questo modello è spesso percepito come una versione "light" rispetto a SOC proattivi, ma si tratta in realtà di una scelta strategica, adatta a molte organizzazioni che desiderano:

  • ottenere maggiore visibilità sugli eventi di sicurezza reali,
  • rispondere in tempi rapidi ad anomalie significative,
  • garantire conformità ai requisiti minimi della normativa NIS2,
  • fare tutto ciò, evitando allo stesso tempo impatti eccessivi su budget e processi interni.

Il SOC reattivo, fornito come servizio gestito, permette alle aziende prive di un reparto interno strutturato di accedere a competenze specialistiche e infrastrutture già operative, senza dover affrontare il costo e la complessità dell’implementazione autonoma.

Preparazione e intelligence: ciò che rende efficace un SOC reattivo

Per fornire un servizio di valore, un SOC reattivo deve essere supportato da una profonda attività di preparazione e analisi. Il team che lo gestisce investe costantemente in:

  • raccolta e analisi di threat intelligence da fonti aperte (OSINT) e canali specializzati,
  • aggiornamento continuo sulle tecniche, tattiche e procedure (TTP) utilizzate dagli attori malevoli,
  • personalizzazione degli alert e degli indicatori di compromissione sulla base del contesto del cliente,
  • su richiesta, il SOC team può tenere aggiornato il cliente in merito all’intelligence che viene ritenuta rilevante, attivando il servizio di External Risk Management e le notifiche di Intelligence.

Inoltre, l’utilizzo di tecnologie standard di mercato contribuisce a garantire:

  • solidità e affidabilità nelle risposte operative,
  • prevedibilità nelle integrazioni e nei processi di escalation,
  • interoperabilità con infrastrutture e strumenti già presenti nei sistemi aziendali.

Questa componente “proattiva nella preparazione” consente al SOC di essere estremamente efficace nel momento in cui si rende necessario un intervento. Non si tratta quindi di un servizio passivo, ma di un modello orientato all’efficienza e alla sostenibilità.

Contesti OT: quando la reattività è un punto di forza

Nel contesto produttivo italiano, dove la maggior parte della ricchezza è generata da aziende manifatturiere, la presenza di tecnologie OT (Operational Technology) è diffusa e centrale. In questi ambienti, spesso caratterizzati da sistemi legacy o infrastrutture critiche, l’approccio proattivo può risultare rischioso o tecnicamente difficile da attuare.

In tali scenari, un SOC reattivo rappresenta una scelta particolarmente adatta:

  • consente di acquisire visibilità sugli ambienti OT senza impattare sulla produzione,
  • evita falsi positivi o disservizi dovuti a monitoraggi troppo invasivi,
  • si integra con i processi esistenti in modo graduale, non intrusivo e scalabile.

Anche per realtà complesse, quindi, un approccio reattivo ben strutturato può rappresentare il primo passo verso una maggiore resilienza, compatibile con la realtà industriale italiana.

Un primo passo in un percorso di maturità

Implementare un SOC reattivo non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso di evoluzione. Per molte organizzazioni, soprattutto quelle che non hanno mai adottato strumenti di monitoraggio avanzato, iniziare il proprio percorso di messa in sicurezza con un approccio frontale potrebbe risultare tecnicamente complesso, economicamente impegnativo e, in alcuni casi, destabilizzante per i processi interni.

Al contrario, il nostro SOC as a Service consente di:

  • avviare una gestione strutturata della sicurezza,
  • acquisire consapevolezza dei rischi e delle vulnerabilità reali,
  • abituare l’organizzazione — a livello tecnico, operativo e culturale — a lavorare in ottica di cybersecurity continua.

Si tratta quindi di un modello scalabile, che accompagna gradualmente l’azienda verso una maggiore maturità, con l’obiettivo di evolvere, nel tempo, verso forme più avanzate di monitoraggio e risposta.

Impresoft 4ward ha proprio questa missione, affiancare le aziende nel percorso di trasformazione digitale garantendo il giusto livello di protezione, in ogni fase di questo viaggio.

Matteo Graci in collaborazione con Paolo Heuer

Matteo Graci in collaborazione con Paolo Heuer

Matteo Graci, Senior Solutions Advisor Impresoft 4ward & Paolo Heuer, Cybersecurity Director Impresoft 4ward